A volte ritornano

Lo dedico a Paola questo pensiero, che fortemente mi vuole altrove. Via dal tritacarne di facebook, in un piccolo spazio per pochi amici. Son passati anni da quando ho scritto qui l’ultima volta e io alla fine sono cambiata poco. Amo fare le stesse cose, frequentare persone di cuore, crogiolarmi nelle passioni che mi rendono e tengono viva. Conto molte rughe in più e non me ne curo. Non rincorro il tempo passato, ho solo nostalgia di chi non è più con me. Le presenze forti, essenziali a cui se ci penso piango. Mi manca mio padre. Lo rivorrei indietro com’era diventato. So che perderei la ritrovata libertà, ma è grazie anche a quegli anni negati che sono questa persona qui. Ora viaggio e ogni volta penso che a lui piacerebbe essere con me. Le nostre piccole vacanzine che ogni anno ci piaceva fare insieme. Con una bella mangiata in una trattoria del luogo. Lo rivedo, ci rivedo. Semplici e felici. La bimba mai cresciuta con l’omone. Ecco, ora piango Paola. E guardo in alto, dove una nostra fotografia, che mamma ha voluto lì, mi ricorda uno di quei  giorni. Ma basta malinconie. Domani torno a scuola e lì son sempre la stessa maestra che vorrebbe e qualche volta riesce a essere all’altezza del ruolo che riveste mentre altre si tormenta perchè non ci son più le famiglie di una volta. E i libri…leggo meno, ma poi recupero. Il cinema…mi manca l’assidituità di un tempo. Ora c’ho sta fissa delle fotografie che poi non faccio che raramente. Ma mi piace uscire con la mia Nikon e andare incontro a qualche stupore. Quando accade mi pare una cosa straordinaria. Corso di narrazione orale. Ora lo riprendo. Contastorie. Gesti antichi e io mi ci rigiro dentro come fossi a casa mia. Perchè da lì vengo. Dalle fiabe che mi raccontavano i miei nonni. E più il tempo mi allontana da loro, più pianto le mie radici nel tempo che fu. Ma vedo anche il futuro. Paola, lo vedo e lo cerco. Ogni giorno una tragedia. Un amico sta male, qualcuno viene meno, una disgrazia spezza le speranze. E allora avanti. Prendo tutto, cerco di andare sempre oltre e fra poco ci vedremo. Una mostra ci riunirà. Bacione da micia e me!IMG_20171228_115803.jpg

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Avevo scritto così tanto dopo mesi e mesi e non so per quale capriccio del pc tutto è andato perduto. Ricominciare non mi va. Non escono due volte allo stesso modo le parole. Pazienza. Ci riproverò più avanti, a Pasqua passata, a sole ritrovato, a nuove cose da dire.

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Seduta qui…

Son seduta nel mio studiolo…per la prima volta di sera. Per la prima volta con meno timore e con quella sana nostalgia che ti spinge ad affacciarti dove c’è la tua anima. E’ la stanza della mia casa che tutti abbiamo amato di più…sembra la casina delle fate…con i fiori intorno e gli animali per compagnia. Qui abbiamo sorriso e pianto tantissimo. Qui ci ho messo tante cose mie, nostre. Di tutti e tre. C’è chi resta e chi se n’è andato. Stasera mi son seduta per compilare i registri, sistemare la burocrazia degli ultimi giorni di scuola. Mi son seduta per ascoltare le vibrazioni e il silenzio. E’ un periodo gentile questo. A scuola mi sento amata dai miei bimbi, nel vivere quotidiano non ho grane, mi impegno per avere una vita dignitosa, per non sprecare tempo male, per assaporare gli istanti. Mi sembra ogni volta di vivere qualcosa di inedito, forse perchè per anni ne ho fatto a meno. Ma veramente mi assaporo tutto. Una giornata intera al mare, un pomeriggio senza guardare l’orologio, un tramonto che non sia solo di passaggio. Oggi a delle amiche che cercavano un’estate godereccia in altri sensi ho risposto che per me questa sarà un’estate differente. Al riparo dai dolori, alla ricerca di angoli dove tutto sia da vivere. Non mi interessano le storie senza senso…in realtà non mi son mai interessate. Sono sempre stata troppo romantica, troppo appassionata, troppo strana. Ma ora, seppure sembra che il mondo mi faccia l’occhiolino, io voglio semplicemente respirare. E non dimenticare niente. Voglio alzare gli occhi e raccontarmi. Mi piace poter pensare che niente è andato perduto. E voglio portare con me i ricordi belli, tenere vicino la forza che essi mi potranno dare. Non solo riguardo a babbo. La vita è un boomerang e mi riporta sempre indietro le cose e le persone che contano. Forse perchè delle altre non mi curo. Ora mi vado a sfogliare un libro. Un altro piacere ritrovato. mi mancava e mi mancavo io nell’averlo un tantino accantonato. Ma prima stacco tutto e rimango un altro pochino qui. Fra i sorrisi dietro i vetri dei ritratti e un uggiolare che riecheggia nella memoria. Son stati tempi belli. Sono quelli che mi hanno resa così. 

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Finalmente…abbiamo trovato pace.

Continuo a credere di essere una persona privilegiata. Non sapevo perchè da agosto ad oggi dovessi continuare ad avere un pungolo continuo; perchè non fosse potuto accadere come a tutti in genere capita. Metterci proprio “una pietra sopra” ed amen. Stamattina l’ho scoperto. Nel silenzio di una giornata che iniziava lenta, fra una nebbia che di primaverile aveva ben poco, nel rispetto di chi era con me per aiutarmi, ho capito che non era ancora finita, che avevamo ancora qualcosa da dirci, da darci. Una carezza, due parole, un senso di compiutezza che mancava. Noi, in un silenzio lavato dalle mie lacrime, ci siamo sfiorati le anime e ora c’è finalmente un posto tutto nostro dove posso venire a raccontarti la vita…perchè voglio fare questo…raccontarti la mia vita. Del resto, sei solo dall’altro lato del mio cammino.

Un fiore dei tuoi prati

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Pasqua di non resurrezione.

Mi è arrivato via mail l’avviso della visita di Paola da queste parti. In un mare deserto. E allora eccomi qua. Sai, amica mia, oggi è Pasqua ed io vorrei che fosse già martedì, che in  cielo brillasse un sole bellissimo e mille impegni mi portassero lontana da questa aria tempestosa  che sento dentro. Io la vita la vedo spesso meravigliosa, arrivabile diciamo, quando dipende dalle mie forze.  E invece mi trovo a lottare contro i mulini a vento. E allora non sono più nè carina, nè dolce, tantomeno amabile. Divento piena di voglia di spaccare qualcosa. Un meccanismo rotto in partenza. Io alla luna ci arriverei. Mi strapperei i vestiti, ci giungerei esausta, ma poi la bandiera ce la ficcherei fra quella polvere. Io desidero solo questo in questo periodo. Fare, realizzare, stringere i tempi. E invece no, si sta qui a rammollirsi dietro una acredine che cresce, che si fa la scorza e non approda ad altro che alla tristezza più profonda. I muri del bene sono invalicabili certe volte e si fa più male a chi si ama. Oggi mi manca tanto mio padre. Stamattina lo avrei rasato, fatto bello per la festa, bello come si poteva ultimamente, quando poco gli importava. Gli avrei preparato un pranzetto semplice ma goloso e allungato una fetta di dolce per santificare un giorno come tanti, ma fra i tanti più importante. Invece oggi il mio babbo non c’è. Non riesco ancora a farne a meno come dovrei, come sarebbe normale. Non riesco a non piangere se penso a lui, se vedo una sua foto, se accarezzo certi pensieri. E’ per questo che qui non ci vengo più, per non raccontare le mie paturnie, per non essere costretta a scriverle tutte queste cose. Mi concedo il gusto del raccontarmi in piccole sciocchezze che altrove scrivo. Ma qui è come guardarmi allo specchio e trovarmi i peggiori difetti. E poi ho il rovescio della medaglia però. Mentre le lacrime mi cadono copiose sulla tastiera sorrido, perchè penso al tanto che ho. Ma mi manca la spinta di fare un passo, di farlo deciso, di tendere la mano, di urlare il bene. Mi sento tradita da me stessa, da quel che nel cuore mi batte forte e poi esce diversamente. Non ci si capisce niente in quel che dico, lo so, me ne rendo conto. Ma se è l’istinto che mi ha sempre fatto scrivere senza cancellare niente anche questa volta è  così. Uno sfogo mentre fuori un merlo canta e mi fa da sottofondo, uno sfogo mentre penso a quel che farò fra poco. Perchè ho deciso, esco da questa stanza, mi arricciolo i capelli e i pensieri e provo a concedermi il gusto di passare una sera come tante. Piena di sorrisi per chi mi  guarda e con una spina che mi ricorda che la felicità è tutta in quell’abbraccio che mi scappa forte e che è tenuto al guinzaglio da non so nemmeno cosa. Paola, questo è quel che oggi mi passa per la testa. E domani sarà migliore. Ti voglio bene e grazie per cercarmi sempre qui.

Questo vecchio lupo l’ho incrociato in un bosco, ci siamo guardati e poi ognuno ha ripreso la sua strada.Però è stato importante esserci sfiorati le anime. Ti sarebbe piaciuto.

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Angelo… che sei il mio custode.

Tanto tempo dopo…dopo che qualcuno se ne è andato. Dopo che io ho deciso di andarmene. La mia estate distrutta e chi distrattamente ha permesso che tutto accadesse. Ho perduto l’uomo della mia vita. Il solo che mi abbia profondamente amata. Con le mie molteplici imperfezioni, con tutta la mia dedizione per lui. Vivo questo passare dei giorni alternando momenti di quiete ad altri di spaventosa malinconia. Mi manca prendermi cura di te. Tutto questo tempo a cui non ero più abituata. Tempo che riempio con gli interessi di sempre. Ma vuoto alla fine. Perchè non ero incatenata. Ero legata ai tuoi occhi e a quello che rappresentavano. Io, quando ti sogno, leggo una specie di rimprovero. Razionalmente so che è solo una mia percezione. Il senso di colpa di non aver lottato quegli ultimi giorni,  di non aver urlato contro chi non capiva niente e lasciava che tutto scivolasse verso l’oscurità. So anche che prima ci sono stati lunghissimi anni di dedizione e coraggio e orgoglio per non aver mollato mai. Non so cosa mi succeda, ma sento che debbo lasciare andare tutte insieme quelle barche che non mi porteranno in nessun luogo. Voglio soffrire ora tutti i dolori del mondo e poi ridarmi una spinta verso l’alto e tornare a sorridere. Ma di quei sorrisi pieni che mi conosco. Ma posso farlo ancora come prima? Mi sento in colpa anche per i sorrisi. Io vorrei scherzare con te come facevo, arrabbiarmi anche per quel che la vita toglieva in certi istanti. Ora che potrei fare tanto non so nemmeno se ne ho voglia. Sento dentro solo il desiderio di raccontarti la mia vita e di chiederti aiuto. Non per andare avanti. Purtroppo ho tanta forza. A volte sarebbe anche bello concedersi il lusso di cedere. Chiederti aiuto per non sbagliare troppo. Per trovare un gancio in mezzo al cielo a cui aggrapparmi quando sento di fare le cose giuste ma di soffrirne. Babbo. Io a te di cose mie ne ho dette poche. Eri il mio babbo, mica il mio migliore amico. Ma sapevi quel che bastava. Mi hai voluto bene e tanto. E non quello dell’egoismo della malattia. Quello bello che sgorga dagli occhi. I nostri viaggetti, il nostro scherzare e prendere bonariamente in giro il mondo, la tua politica sempre in sottofondo senza che mai mi indirizzasse verso un partito. Quella semplicità che non potevi nascondere dietro una cravatta, ma quell’esserti evoluto da una storia di paese. Eri il mio babbo con gli occhi bellissimi. Sto bene solo quando piango a dirotto, quando penso a tutto quel che è stata la nostra storia. Una storia normale e speciale allo stesso tempo. La bimba che cresceva, la bimba che studiava, che andava all’Università, che accompagnavi timoroso ai concorsi perchè sapevi che se li superava lei se ne andava. E quando accadeva cercare insieme le sistemazioni e andarla a trovare di tanto in tanto. Quel tuo correre se avevo bisogno. Quel mio correre se ne avevi tu. Quanti ricordi belli babbo mio. E anche qualcuno meno. Quando non riuscivi a mediare i tuoi sentimenti per gli altri e sentivo la rabbia. Ma per me c’erano sempre carezze. Piccoli gesti. Non mi hai mai regalato la luna, ma hai fatto in modo che me la prendessi da sola. Ho avuto una vita facile alla fine. Non per gli agi, ma per la sensazione che comunque avevo le spalle coperte. Ho voluto fare molto da me. Per un senso di orgoglio che talvolta mi porta a sfracellarmi l’anima. Ma ho bisogno di superare da sola gli ostacoli. Per rialzarmi a testa alta. In questo forse non assomiglio a nessuno. Ma so che alla fine è quel che tutti avete apprezzato. Anche tu. Una figlia dolce ma che all’occorrenza si trasformava in una schiacciasassi per raggiungere la meta. Senza fretta. Babbo…che suono pieno e tondo ha questa parola. Non ci sei più e ti chiamo più di prima. Io non lo so se davvero il tempo un po’ mi allontanerà da te come dicono. Io sento il contrario. Sento che ti sto affidando le mie speranze. Quelle di tornare a credere che sia possibile qualcosa di bello a breve. Qualcosa che mi scaldi il cuore. Ho tanto e lo so. Ma mi manca quel qualcosa su cui appoggiarmi un attimo e riposare. E poi, per sempre tu ed io. In una rosa rossa, in una fotografia, nel tratto di una penna, nel cuore.

 

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Per Paola

Passo di qua Paola. Ogni tanto, quando voglio lasciare una traccia. Per far sentire che questo è un posto del cuore. Ma posso parlare poco di quel che vorrei davvero.  Affido le emozioni, le tristezze, le piccole o grandi gioie, ma raccontarle per intero non posso. Questo blog nacque nell’estate del 2007. Lo ricordo ancora quel giorno estivo. Ero felice di avere una pagina virtuale mia. Perchè sono riservatissima, è vero…qui non ho mai raccontato di persone, fatti precisi o situazioni che potessero far nascere una curiosità morbosa, però sono anche un tantinello egocentrica. Allora da una frase si capisce qualcosa, una canzone fa percepire quel che sento dentro, se ho un malumore lo manifesto senza pensarci troppo. E’ che ultimamente mi sembro ridondante…Sento che il tempo passa anagraficamente ma non dentro. Sento che voglio vivere come se mi bruciasse un fuoco nello stomaco, ma la vita per fortuna ha i suoi freni. Ho nelle orecchie i lamenti di mio padre per il caldo in questo momento. Potrei essere stanca di lunghi anni di questo vivere a metà. Ma non lo sono. Mi prendo tutti gli attimi che posso, esco anche quando la stanchezza mi spezza le gambe, faccio i corsi che mi piacciono, mi guardo sempre intorno con gratitudine. Allora a dire questo mi sento anche noiosa. Ma davvero sento che la vita quando mi toglie qualcosa me lo rende raddoppiato. Un giorno batterò l’ultima musata e mi sarà fatale, ma fino ad ora sto ricevendo così tanto anche da chi mi aveva magari tolto tutto. E io a dire sempre queste cose, ultimamente, mi sento davvero noiosa. Ora è estate di nuovo, come nel 2007 qualcosa accadrà nello stesso periodo. Simile e molto diverso. So che soffritò tantissimo, so che poi qualcosa di bello dovrà pur accadere. Ma non lascio questo posto no, Paola. Grazie a questo luogo ho trovato anche un’amica come te. Un abbraccio.

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So di mare

Sono un po’ stanca di questa primavera cattiva. Troppo tempo che non sento il caldo addosso. Oggi sono andata al Green Park e pure nella sauna avevo freddo. Sarò anche patologica, ma io non ce la faccio più a sopportare questo clima. Archiavati i convenevoli sul tempo, di cose da dire e ardire ne avrei. Che raccontare? Mi hanno detto: -Andiamo in Prtogallo? e come potevo dire no. Io amo quel paese anche se non ci sono mai stata. Mi pare di sentirlo dentro, con la sua malinconia e la luce bellissima. I colori vivaci e i cunicoli di strade colme di vita e storia. Credo proprio che non mi deluderà. Il biglietto l’ho fatto. Poi gli eventi mi sveleranno se potrò salire su quel volo oppure no. Non posso mettere ipoteche su nulla. Tantomeno sul mio futuro. Il futuro non mi interessa più alla fine. Vivo di quel che c’è e mi costruisco i mattoncini per i ricordi della vecchiaia, per quando mi siederò su quella sedia a dondolo che occhieggia e mi basterà il tempo per arrotolarmi su quel che di bello c’è stato nella mia vita. La bruttezza la cancello mano a mano. La nostalgia non posso. La mancanza so che sarà feroce. La mancanza di quel che c’è ora. Volevo una primavera bella perchè l’estate mi interessa parzialmente. Magari sarà pure intensa o interessante, ma ci sarà una piccola nota stonata. Di tutto si può far armonia però e io suonerò la mia musica. Ho sulla pelle il suono della risacca. Troppo spesso mi sento mare e non so quanta acqua si metterà fra me e quel che fa parte di me. So che comunque il suono delle onde arriva ovunque se si ha desiderio di ascoltarlo. Io sto piangendo ora, quelle lacrime perfette, rotonde che si possono piangere solo quando si vuole bene veramente.

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Ma…?!

Ci vuole un angolo di pace per cercare di trovarla. Oggi sono fra il deluso, il triste, l’arrabbiato e il non so nemmeno come. Di sicuro è un giorno in cui il mio stomaco si è chiuso. Di quelli in cui non puoi farti vedere da nessuno perchè sbraneresti quel qualcuno che ti sta davanti. Io non chiedo mai niente per natura; mi si offre un sogno e son pronta a buttarmi a pesce, mi si presenta un ostacolo e son già lì con le maniche rimboccate per superarlo. Mi si apre una voragine di inquietudine alla quale non mi si aiuta a dare spiegazione e allora sto così. Sul piede di guerra e con una vocina dentro che mi sussura di resistere. Ma resistere perchè? A cosa? Io non ci sto come diceva quello. Io in uno stato come quello di oggi rischio il tracollo e di travolgere e sconvolgere. Non ci sono giustificazioni e non servirà trovarle. Se devo leggere i segni non mi riesce più interpretarli tanto son contrastanti. Ma forse sono semplicemente stupida. Anzi, sono sicuramente stupida. Ma per stasera sarò stoica…mi costa tanto, mi prude la lingua, mi fa male l’anima e mi si stringono budella e cuore, ma sarò stoica perchè ho la luna contraria e rischio una disfatta. Una disfatta personale. Domani sarà una giornata senza sosta, gita, programmazione, arriverò a casa bollita e, ho paura, ancor più agitata. Spero che quello che voglio avvenga…è un piccolo particolare quello che fa sempre la differenza e accidenti a me che son così pignola certe volte che mi picchierei da sola. Confido però nella parte spassosa di me stessa. Che giovedì sia migliore se domani mi pronostico un altro oggi. Ai posteri.

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Lei ed io

Perchè non scrivi più qui, mi chiede la mia amica. Il tempo c’entra poco, hai ragione. Spesso apro e richiudo. Questo posto l’ho sempre immaginato come il mio diario, ma di segreto ha ben poco visto che sta in rete ed è ovvio che sia sotto l’attenzione di tutti. Quindi posso limitarmi a raccontare qualcosa, ad esprimere le mie emozioni, gli stati d’animo, ma non posso raccontare tutta la vita per come scorre. Oggi però mi piace sedermi in quest’angolo e raccontare quello che in queste ultime ore ho vissuto. Ieri era il mio compleanno e io, da giorni, sapevo come avrei voluto passarlo. Soprattutto con chi. Ieri sera, sfidando nebbia e tempo brutto sono partita. Sono andata da lei. Ieri sera si doveva celebrare il tributo all’amore più grande. Sono passata in pasticceria, preso le sue ciambelle preferite e carica di altre provviste eccomi al paesello. Sulla porta mi attendeva una figurina tutta imbacuccata, non tanto per il freddo, quanto per la brutta influenza che la sta tormentando. Non ha trovato nemmeno parole perchè le aveva spese a pregare che arrivassi sana e salva. Mi aveva portato nella casa ancora da finire un termos di caffè caldo. Abbiamo mangiato la nostra pasta e ci siamo sedute vicine mentre in tv scorrevano le immagini allegre di un varietà. Le abbiamo commentate  insieme ridendo e intanto mi toccava i capelli. I miei riccioletti ora più ramati che mai, come li avevo da bambina. Mi guardava e io facevo finta di niente, ma soffrivo e gioivo. Soffrivo perchè la vedevo invecchiata, bisognosa di cure e parrucchiera, gioivo perchè potevo ancora renderla felice. Perchè lo siamo state. Un’ora di intensa felicità che ci porteremo dietro e dentro. Stamattina me lo ha detto. Mi ha detto che era tanto che non festeggiava il compleanno della sua “bimba” così. Non abbiamo fatto niente. Siamo state semplicemente mamma e figlia. E io la amo da morire.

http://http://www.youtube.com/watch?v=cioXv5WWCzY

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